Chernobyl 1986: La Recensione

Perché mi sono andato a vedere un film russo sul disastro di Chernobyl? Semplicemente perché questo Chernobyl 1986 di Danila Kozlovskij (che non è una donna, ma un uomo) è la risposta alla miniserie HBO pagata dal Cremlino.
Breve storia: i russi hanno accusato la HBO di aver fatto una miniserie fortemente politicizzata, non è affatto vero, e si sono decisi a finanziare la loro versione dei fatti. Da appassionato di TV e cinema nonché laureato in storia non potevo farmi sfuggire la cosa.

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Come mai la foto che correda l’articolo è in cirillico? Semplice: non ho trovato un poster inglese. O meglio, ho trovato fotogrammi del film con sopra scritto il titolo, ma nulla di ufficiale e tradotto. Così come non sono riuscito a trovare indicazioni su chi abbia scritto la sceneggiatura.

Non mi aspettavo di sicuro un capolavoro, ma nemmeno questa sì che è una grande montagna di merda (citazione doverosa).
Pur essendo uno di quei film che vorresti completamente dimenticare lo consiglierò sempre, perché opere di questo genere sono la pratica dimostrazione di cosa vuol dire propaganda e di cosa viene fuori quando il film viene dettato da un ministro anziché che da uno sceneggiatore.

Certo, riconosco che hanno quantomeno evitato di incolpare la CIA e la presunta bomba come responsabilità dell’incidente. Ma per il resto troppo blando il è colpa degli uomini che gettano così a caso poco prima della fine del film, bisogna avere il coraggio di ammettere d’aver fatto un grosso errore.

La scelta di non approfondire sui perché e i percome potrebbe starci se il film riuscisse a celebrare in modo serio coloro che hanno perso la vita durante le operazioni a seguito del disastro.
Il problema è che anche su questo punto, che è poi il pilastro centrale della pellicola, la propaganda si abbatte con la sua cieca voglia di distorsione storica.

A partire da un punto, da un fatto, che onestamente mi ha infastidito parecchio e cioè il modo in cui il film minimizza il potere delle radiazioni. Ora, se dopo 35 anni i vestiti dei pompieri sono ancora altamente radioattivi, come spiegato proprio dalla miniserie HBO, non c’è bisogno di essere un fisico nucleare per capire cosa si sia sprigionato da un reattore aperto.

Il protagonista maschile del film entra per tre volte nella centrale raggiungendo anche aree fortemente contaminate, ma ne esce vivo per due volte, la terza arriva poco prima della fine e hanno deciso di essere un minimo realistici.
La scena in cui la parrucchiera lo abbraccia sul letto di morte quando è stracolmo di radiazioni, scena simile alla moglie del pompiere nella miniserie, e nell’immagine successiva è tutta bella sana immagino farà morire qualche fisico nucleare dal dolore.
È vero, anche nella miniserie la moglie del pompiere se la cavava, ma se ricordate bene a pagare fu il figlio che aspettava che assorbì l’intero quantitativo.

In questo film le radiazioni sono ridotte ad una grave insolazione ricordandosi che elevate dosi di radiazioni sono letali solo quando lo ritiene corretto la sceneggiatura. Ho trovato tutto questo fastidioso, sembra quasi un modo per dire guardate, non è vero che a Chernobyl c’è stato un disastro nucleare di proporzioni immani, fatto che hanno confermato anche un lungo elenco di scienziati e non solo la miniserie HBO del 2019.

Quindi la celebrazione delle vittime diventa un tentativo abbastanza patetico sia di vendere il supersoldato russo che nulla scalfisce, sia di minimizzare uno dei peggiori disastri della storia della fisica nucleare. Onestamente trovo che ci sia molta più celebrazione nella miniserie HBO che in questo film, che vende un’immagine fortemente distorta.

Anche dell’Unione Sovietica stessa. Ho riso per quasi cinque minuti a vedere il bambino sovietico con i poster, in camera da letto, di Schwarzenegger e Stallone. La cultura occidentale e tutti i suoi simboli fino al crollo del Muro non potevano superare la Cortina di Ferro.
Anche questo è un patetico tentativo di occidentalizzare e liberalizzare l’Unione Sovietica, finemente descritta nella miniserie HBO per quello che era.

Anche nella gestione e nella distribuzione delle informazioni questo film si inventa di sana pianta un paese cristallino e democratico, dove non mi pare d’aver notato neanche mezzo accenno a polizia segreta o KGB, per dire.

Se usciamo dal lato più propagandistico la situazione peggiora perché la recitazione è precaria, le riprese banali e i tempi della narrazione calcolati male. Un film di due ore e un quarto, che si riempiono con sequenze troppo lunghe che appesantisco un film già di per sé brutto e poco interessante.
Tutti i momenti in acqua profonda mi hanno fatto abbastanza ridere, per quanto una centrale nucleare abbia bisogno di essere raffreddata non penso si possano creare certe situazioni da oceano aperto.
Tra l’altro anche nelle sequenze dell’acqua mi sconvolge che la preoccupazione del film sia sottolineare più volte la temperatura anziché il fatto che l’acqua sia radioattiva.

In definitiva un film orripilante. Girato male, recitato peggio, sceneggiato da gente che voleva passare Chernobyl per un banalissimo incendio sfuggito leggermente di mano. Si percepisce che hanno scritto il film cercando di rispondere a tutte le cose mostrate nella miniserie HBO.
Come il filmato originale posto a fine pellicola, la miniserie HBO si concludeva con una carrellata di immagini di repertorio e una serie di informazioni, qui si vede una festa. Il senso? Probabilmente per mostrarci che a Chernobyl erano felici e spensierati.

E questa cosa la dicevano anche nella miniserie HBO, all’inizio del quinto episodio. Nessuno nega quello e l’opera di HBO non ha mai detto “sovietici brutti e cattivi”, si è limitata a raccontare la cruda verità di un evento tragico.
Questo film riporta la Russia al 1986, al deviare la verità e minimizzare. Persino i giapponesi sono riusciti a fare un film su Fukushima in cui hanno fatto a pezzi le mancanze del loro sistema di sorveglianza.

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