Miracle Mile: La Recensione

Film del 1988 scritto e diretto da Steve De Jarnatt. In Italia è stato distribuito col titolo di Soluzione Finale ed è praticamente introvabile, infatti io l’ho visto in inglese coi sottotitoli in inglese.
Recensione con qualche anticipazione di questo film.

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Harry è un musicista che si innamora perdutamente di Julie, ma la sera del loro secondo appuntamento lui arriva in ritardo e casualmente intercetta la telefonata di un soldato che annuncia l’imminenza di una guerra nucleare.
L’ultima, e più folle, notte ha inizio.

Il binomio Guerra Fredda-cinema ha prodotto, nei decenni, innumerevoli pellicole che affrontavano la possibilità di una guerra nucleare apocalittica, specchio di una società che aveva seriamente paura di una terza guerra combattuta con le armi nucleari.

Un tema così tanto sfruttato ha dato vita a risultati più o meno riusciti, anche a particolari deviazioni sul tema, un po’ come Terminator che riadattava la guerra nucleare sul fronte di uno scontro tra umanità e Skynet.

Miracle Mile rientra nella categoria del riadattamento e della deviazione. Non ci sono soldati, non ci sono annunci catastrofici, non c’è effettivamente una spiegazione a questo improvviso scoppio di una guerra.
C’è una storia, toccante, angosciante, che solletica un po’ la sociologia ed è sostanzialmente deprimente, in senso positivo.

Una storia toccante perché l’idea che Harry faccia di tutto per una ragazza che di fatto conosce da 24 ore è una storia tanto comune negli anni ‘80 e ‘90 quanto opprimente nell’ottica poi di come finisce.
Non ci giriamo intorno: se Harry non si fosse mai buttato da quel camion si sarebbe salvato la vita.

Angosciante e deprimente in senso positivo perché al netto di momenti che fanno comunque sorridere è un film sulla fine del mondo, su una guerra nucleare. Se inizialmente c’è l’ipotesi che possa trattarsi di un tragico scherzo quando il primo missile sfreccia nell’aria capisci che non si scherza: il mondo è concluso.

Il finale del film così tagliato, netto e senza alcuna speranza mozza il fiato, è incredibilmente angosciante e grazie anche alla prova degli attori percepisci chiaramente che non ci sarà un happily ever after. Lo vuoi, lo brami, lo desideri, ma non ci sarà.
E devo ammettere di esserci rimasto male, ma non perché sia brutto, ma perché in fondo tutti aspiriamo al miglior finale possibile.

Forse è anche un retaggio di tanti, troppi film, che sospendendo qua e là l’incredulità ti portano a salvare i personaggi in qualunque modo. Qua no, non c’è modo di salvarsi. E ti ritorna in testa la scena di Harry che si butta dal furgoncino.

Ma come detto è anche un film che solletica un po’ la sociologia, chiariamoci: non è un trattato sul comportamento umano, non va oltre l’ABC, però comunque funziona.
La scena di caos più totale sul finire del film da il suo tocco a come sarebbe effettivamente la reazione umana in quel caso: panico e paura, anarchia più totale e persino la gente che ti spara perché gli salti sul tetto dell’auto.

Ovvio, il regista calca anche la mano, però il concetto di fondo funziona. Così come funzionano tutte le situazioni assurde che via via il protagonista affronta. Anzi, il panico generalizzato è pure troppo contenuto e forse figlio di un budget non altissimo.
Esemplificativo il fuggi fuggi della polizia nel mentre di un arresto, la dice lunga sul sentimento che si sta diffondendo attraverso la città.

Miracle Mile non è un film da Oscar né che salverei per forza in caso di apocalisse. Però è uno di quei piccoli cult realizzati con quattro soldi e il cugino a fare l’elettricista di cui gli anni ‘80 sono abbastanza pieni.
Va recuperato perché nella sfilza di pellicole sulla guerra nucleare, che talvolta hanno anche un po’ stufato, ha il suo modo per emergere.

È una storia di persone e di come le persone possono rispondere ad una potenziale minaccia, immaginatevi se non ci fosse stato alcun attacco. È una storia che si chiude bene per quanto resti basito, perché un finale così tagliato lascia sempre di stucco.
Ma così deve concludersi un Miracle Mile, non deve esserci salvezza e non deve esserci per forza una spiegazione.

Miracle Mile funziona così. Funziona nella sua capacità di affrontare e realizzare la fine del mondo giocando con le paure e le tensioni, le follie insite nell’animo umano, nell’esaltare un sentimento positivo che naviga letteralmente controcorrente a tutti gli altri sentimenti negativi.

Poi come detto è il classico film artigianale degli anni ‘80: fatto anche bene, ma fatto anche al risparmio. Il caos contenuto in una sola scena, gli effetti dei missili così e così. Un utilizzo abbastanza ridotto di location preferendo una Los Angeles spoglia e vuota che ricorda tanto la Londra che Danny Boyle riuscì a riprendere all’inizio di 28 Giorni Dopo.

Sul cast giganteggia Anthony Edwards. Io non ho mai capito perché un attore così bravo non sia mai riuscito, negli anni, ad emergere. È vero, interpretare per otto anni un personaggio iconico ti lascia un marchio difficile da levare, ma secondo me avrebbe potuto dare il suo contributo.
Ha la faccia giusta del tonto, del sempliciotto, di quello che non sa bene cosa fare al di fuori del suo ordinario.
Ma anche la dolcezza, la sensibilità e la paura negli occhi da risultare credibile in questo.

Mare Winningham è la classica fanciulla degli anni ‘80 che viene sempre salvata dal suo principe azzurro. Un po’ stereotipato, soprattutto se lo guardiamo nel 2020, ma all’epoca era abbastanza comune una rappresentazione del genere.
Di sicuro nella scena finale colpisce a fondo, veramente ottima interpretazione.

Per il resto il cast ha quel sottobosco di attori che spuntavano un po’ ovunque in quegli anni. Ad esempio Wilson è interpretato dallo stesso attore che farà Buba in Forrest Gump. Uno spassosissimo Kurt Fuller riapparirà vent’anni dopo in Supernatural.
Il cuoco della tavola calda è l’ufficiale di comando di Robocop. E poi lui, lo storico Dottor Silverman che per me lo hanno chiamato solo perché ha interpretato lo psicologo in un film dove si parla di guerra nucleare.

Otto. Non è perfetto, non è tutto questo capolavoro. Ma se piacciono i film anni ‘80 fatti con la testa e realizzati con poco Miracle Mile non deluderà. Difficile da trovare, ma soddisfacente nel risultato, è il simbolo di un cinema che stava molto più in strada e usava maggiormente l’immaginazione.

8

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