12 Monkeys 1.11 Shonin–La Recensione

Meno due al gran finale di 12 Monkeys. Almeno io spero che sia grande, sono molto curioso di vedere come ci si evolverà soprattutto dopo questa ottima undicesima puntata. Attenzione agli spoiler.

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Puntata di raccordo, di conclusione sotto un certo punto di vista.

Si va nel 1987, da una parte il possibile salvatore dell’umanità James Cole, dall’altra colui che vuole distruggere tutto quanto e cioè Jose Ramse.

Ed è Ramse il protagonista, passa anni e anni in una galera giapponese fortificando il proprio carattere e la propria frustrazione che viene poi incanalata dall’inquietante e misteriosa organizzazione nota come Esercito delle 12 Scimmie.

Jose Ramse è il Testimone. La scena conclusiva della puntata pone un gigantesco puntino su una I che è nata piano piano attraverso tutto l’episodio. L’uomo che effettivamente guida è proprio Ramse generando un cerchio di eventi ben preciso che viene sviluppato con precisione allo scopo di far si che nulla venga alterato perché alterazione vorrebbe dire perdere Ramse.

Rivediamo ogni puntata, ogni passaggio principale della stagione: da Leland Goines ad Haiti passando per la Stanza Oscura e Jennifer.

Un ottimo cerchio di conclusione che dimostra che gli autori avevano davanti agli occhi il preciso viaggio da far fare alla narrazione e non si sono persi nei loro stessi incastri temporali.

Un atto di coraggio porre questo episodio a questo punto, con la seconda stagione avrebbero potuto posticiparlo il più possibile per far alzare la curiosità e invece ci scaricano questa linea rossa che taglia trasversalmente tutto quanto annodandosi ad ogni passaggio.

E questo crea una curiosa sfida, una sfida per il finale e soprattutto per la seconda stagione. cosa racconteranno?

Ma restando ancorati al passato (occhio a non finire frammentati) 12 Monkeys ci da un altro episodio fatto della sua solidità non profondissima o curatissima (il make up su Ramse nel corso degli anni era gradito) ma che sa come colpirti, che sa come prenderti e trascinarti.

Per quanto era abbastanza intuibile che fosse uno dei viaggiatori nel tempo il Testimone è ben diverso quando arriva la conferma e lo possiamo vedere con mano.

Senza dimenticarsi del 2043 dove la Jones subisce un ammutinamento perdendo Whitley e la sua squadra scientifica, ma lei resterà lì, esalerà lì il suo ultimo respiro e la scena in cui è da sola ad ammirare la macchina emana una profonda tristezza.

Cole è perso nel passato, se provassero a farlo tornare lo farebbero a pezzi, ma anche nel 2015 rischia parecchio a causa di quella coltellata che gli ha tirato Ramse e sarà bello rivedere quando i due personaggi si riuniranno. Ramse ha vissuto quei 28 anni sulla pelle, passo dopo passo, dolore dopo dolore. Per Cole è stato un attimo.

C’è da capire chi siano i membri dell’Esercito delle 12 Scimmie, chi sia il misterioso padre dell’inquietante Olivia. Chiusa una porta si apre un portone, risolta una parte della storia ora se ne apre un’altra.

Intorno a tutto ci sono tanti piccoli dettagli che servono a rafforzare concetti precedenti come Aaron che cerca un posto sicuro facendo un riferimento indiretto a Spearhead o al rapporto fra Jennifer e Leland. Le lacrime di Jennifer mi hanno toccato, sono state da brividi. Il riferimento al collegamento fra la CIA e l’azienda di Goines, i resti dell’Himalaya.

Bella, veramente bella. Manca il make up a Ramse, manca un andare oltre la superficie nell’evoluzione dei 28 anni di prigionia di Ramse, però ormai il prodotto è fatto così e dopo un’intera stagione lo sappiamo.

Il gran finale e la seconda stagione sono solo graditi perché gli autori hanno dimostrato di non essersi persi, ora hanno l’occasione di dimostrare che sanno come ripartire in una trama che volendo si può tranquillamente dire conclusa.

Resto più che incuriosito di ciò che accadrà, il bello fino a qui c’è stato, ma penso che ci sarà qualcosa di ancor meglio oltre.

9

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